Teatro, Avanspettacolo e Rivista
La creazione di una figura astratta e sconclusionata che impronta discorsi sul nonsense è indubbiamente la caratteristica che fa emergere Renato Rascel nella ruvida palestra dell'avanspettacolo.
Dopo le esperienze di batterista, ballerino di tap dance e charleston, fantasista e cantante umoristico, Rascel si improvvisa macchiettista inventandosi continuamente e trasformando il suo personaggio in un omino ingenuo ed ammiccante, il finto stupido che attraverso un costante uso del doppio senso perviene alla caricatura della realtà sociale. In un clima rovente come l'Italia degli anni Trenta, questo esercizio va considerato come un atto di coraggio nei confronti della severa censura del regime fascista.
Un bizzarro repertorio linguistico ed un abbigliamento esagerato che contrasta col suo minuto fisico sono gli ingredienti che compongono la comicità degli esordi. Ma anche la parodia di un certo repertorio musicale di quegli anni contribuisce alla nascita di una comicità nuova, prevalentemente surrealistica. Le sue partner femminili più "fedeli", all'epoca, sono Livia Muguet, Elena Quirici, Elena Grey e le sorelle Di Fiorenza.
Negli anni Quaranta le macchiette di Rascel si inseriscono perfettamente all'interno del teatro di rivista italiano, evolvendosi all'interno di storielle a tema unico.
Grandi autori della satira italiana scrivono per lui: tra questi, si ricordino Nelli e Mangini, Michele Galdieri, Alfredo Polacci e Garinei e Giovannini.
MACCHIETTE
I piccoli cadetti di Guascogna 1950
Una macchietta del 1950 poi riproposta nel varietà radiofonico "Tutto Rascel" nel 1961
Mio nonno si chiamava Pancho Villa 1951
Una macchietta del 1951 poi riproposta nel varietà radiofonico "Tutto Rascel" nel 1961
Avanspettacolo e rivista