A cura di Elisabetta Castiglioni
Renato Ranucci, in arte Rascel, nasce "casualmente" a Torino il 27 aprile 1912, durante una tournée della compagnia di cui fanno parte i suoi genitori. Cesare Ranucci, cantante di operetta, e Paola Massa, ballerina classica, sono artisti di opera comica che hanno lavorato con i fratelli Trucchi, Armando Fineschi ed Ettore Petrolini.
Il piccolo passa i suoi primissimi giorni in una cesta tra le quinte, dove i genitori si prendono cura di lui tra una scena e l'altra. Viene poi trasferito a Roma e battezzato nella basilica di S. Pietro, su volontà del padre che vuole confermare la sua "romanità" risalente a sette generazioni.
Nella sua infanzia, Renato abita nel rione di Borgo, allevato insieme alla sorella Giuseppina (poi morta all'età di 17 anni) da una zia che rimpiazza la continua assenza dei genitori, girovaghi per lavoro, e da una nonna, Margherita, che lo sprona alla recitazione.
Compie i primi studi alla scuola elementare Pio X, nel suo quartiere, allevato dai Fratelli di Nostra Signora della Misericordia, insegnanti, tra l'altro, di canto, musica e recitazione, con ampie parentesi dedicate al calcio.
A 10 anni entra come soprano nel coro delle voci bianche della Cappella Sistina, guidato da don Lorenzo Perosi. Dello stesso periodo è l'esperienza amatoriale come batterista jazz nel Circolo della Stampa.
Le primissime esperienze teatrali avvengono nella filodrammatica diretta dal padre, la "Fortitudo". La prima uscita in palcoscenico è in Più che monelli - un dramma strappacuore - nella parte di un bambino che muore per una sassata in testa assestatagli da un compagno. In seguito interpreta il suo primo ruolo brillante, quello di un burino che viene in città per farsi fare una fotografia, in una farsa chiamata Il fotografo in imbarazzo.
Nel frattempo lavora come calderaio, muratore e garzone di barbiere.
A 13 anni è scritturato come musicista dal proprietario di un locale romano, "La bomboniera" e l'anno dopo viene chiamato a suonare al "Bruscolotti", in via Paolo Emilio.
Sotto lo pseudonimo di Sunny Boy, a 15 anni entra a far parte di un complessino musicale dal nome "Arcobaleno", che gira per sale da ballo romane. Luigi Vitolo, in arte "Majestic", impresario napoletano, ballerino e direttore dell'omonima orchestra, lo lancia in alcuni numeri di arte varia, tra cui esibizioni di charleston e tap-dance. Suo compagno è il ligure Piero Pieri.
Sulla scia dei grandi successi latino-americani, Rascel raduna un gruppetto di amici e forma una band di fasulli tanghèri. Con loro va in cerca di fortuna al nord, presentandosi al pubblico come "Renatin, cantante tipico argentin".
In seguito si unisce alla Lulu Gould-Jole Naghel band come suonatore di ukulele e viene notato dal pubblico per i suoi numeri da fantasista: oltre a eseguire brani musicali, l'artista è ingaggiato per accompagnare eccentriche divette: durante le sue performance "a due", si traveste da gaucho, torero, ussaro della regina, e a volte, nella danza, abbandona improvvisamente la compagna per improvvisare frenetiche claquette.
Questo genere di repertorio, misto fra ballo, canto e recitazione comica, si sviluppa meglio con Livia Muguet, Lutis Nar e, soprattutto le sorelle Di Fiorenza, con cui partecipa alle prime riviste di avanspettacolo.
Da una cipria francese dell'epoca, il ragazzo cambia il suo nome d'arte in Rachel, ed in seguito Rascel, a causa dell'omonimia con donna Rachele Mussolini.
Nel 1932 Rascel viene notato e ingaggiato dai fratelli Schwartz per la ripresa dell'operetta Al cavallino bianco.
È in questo periodo che Rascel comincia ad inventarsi un repertorio assurdo che abbina invenzioni linguistiche a doppio senso a un candore fanciullesco.
La creazione di un costume in discordanza col suo fisico minuto, la famosa palandrana col taschino sulla schiena, ne fa un personaggio anticonformista, segnando un distacco dalla comicità di avanspettacolo. Tra le sue canzoncine più famose, È arrivata la bufera viene "improvvisata" in camerino nel 1939, in prossimità del conflitto bellico, ma anche filastrocche come Ho il cuore tenero, Mi chiamo Viscardo, La canzone del baffo, Torna a casa che mamma ha buttato la pasta e la Canzone della zanzara tubercolotica vengono raccolte dal pubblico come sfida alla censura teatrale.
Nei primi anni Quaranta Rascel partecipa a "superspettacoli jazz" e riviste firmate da Marchionne, Bixio, Cherubini, Cerio e Garatti. Con gli autori Letico e Cotone i giornali arrivano a parlare di rivistine dalle trame leggere e saporose.
Con tale repertorio il comico si esibisce per le forze armate, chiamato dal Minculpop ad allietare i feriti di guerra sul fronte africano. Le sue partner del momento si chiamano Elena Grey ed Elena Quirici.
Nel 1942 Rascel conosce Tina De Mola, della quale si innamora, e con cui interpreta il suo primo film, Pazzo d'amore.
Il matrimonio si celebra il 19 luglio 1943, ma durerà pochissimi anni.
I due formeranno coppia fissa nelle successive performance teatrali firmate, tra gli altri, da Nelli e Mangini, Dino Falconi, Michele Galdieri e Alfredo Polacci. Con quest'ultimo, Rascel presenta in anteprima la celebre macchietta del Corazziere, nella quale riesce a fare della sua statura un autentico dramma comico.
L'ingresso nella grande révue avviene a fianco di Garinei e Giovannini, che nel 1950 lo chiamano a recitare nella compagnia di Wanda Osiris. Nel frattempo Rascel ha creato una sua compagnia con la quale debutta nel ruolo di direttore artistico. Gli allestimenti sono disastrosi per il comico, a causa di una serie di improvvisi inconvenienti sopravvenuti.
Contemporaneamente, il cinema chiama Rascel a rivisitare i suoi sketch teatrali per il grande schermo e, nel giro di breve tempo, la produzione sul set eguaglia quantitativamente quella teatrale.
Il 1952 segna la "svolta" da comico a interprete a tutti gli effetti: da una parte Alberto Lattuada lo chiama ad interpretare Il cappotto, film tratto dall'omonimo racconto di Gogol, che gli varrà l'ambito premio "Nastro d'argento"; dall'altra, Garinei e Giovannini creano per lui le prime commedie musicali all'italiana, più precisamente definite "favole musicali".
Dopo una infruttuosa e brevissima parentesi in prosa, conclusasi nel 1956 al Ridotto dell'Eliseo come attore e direttore di una compagnia di giovani diplomati, Rascel torna alla carica con G&G collezionando, nel giro di 13 anni una serie di indiscussi successi, tra musical e commedie confezionategli su misura.
Il mondo "intellettuale" si accorge di lui chiamandolo ad interpretare pellicole e copioni di successo: Cesare Zavattini, Eduardo De Filippo, Franco Zeffirelli, Achille Campanile e Vittorio De Sica vedono in lui il personaggio ingenuo e alle volte patetico pronto a caratterizzarsi in una chiave grottesca alquanto inedita.
Nello stesso periodo, la televisione chiama l'attore a dirigere dei programmi-varietà in cui la sua arte venga esplorata nella sua poliedricità: dalle canzoni più impegnate alle scenette comiche tout court, Rascel colleziona un successo che lo porta a farsi conoscere all'estero.
Con l'occasione di un "giro del mondo per beneficenza", il comico esporta il suo repertorio misto in tribune che sanno poco del teatro "leggero" italiano: Mosca, Jappone, Singapore, New York, Londra, Città del Messico sono le principali tappe di un tour nato quasi per caso e testimoniato dalla sua stessa penna - "l'invidiato speciale" - in un settimanale degli anni Cinquanta.Nella foto a fianco lo si può vedere insieme all'imperatore del Giappone Hirohito.
Il 1960 vede Rascel trionfare al Festival di Sanremo con Romantica. Per questa canzone viene accusato di plagio e coinvolto in una causa giudiziaria da cui uscirà indenne grazie ad una perizia firmata dal Maestro Igor Stravinsky.
Contemporaneamente l'editore Mursia lo convince a scrivere alcune favole per bambini che verranno tradotte in svariate lingue, tra cui russo, francese, inglese e cinese.
Il primo one-man-show in cui Rascel costruisce intorno al suo personaggio teatrale una biografia in musica e versi è Rascelinaria (1961). Per comporre questo testo in cinque giorni, Garinei e Giovannini gli chiedono di raccontare in sintesi la storia della sua vita.
Nel 1962, reduce da una fortunata tournée con Enrico '61 di Garinei e Giovannini, Rascel decide di interpretare lo spettacolo oltre Manica: in tre mesi impara l'inglese e debutta a Liverpool. Esperienze analoghe avvengono sul set, dove Rascel, in lingua francese, è chiamato a recitare accanto ad attori di un certo rilievo internazionale.
Oltre alla rivista musicale, negli anni Sessanta l'attore si dedica alla prosa: alla radio, in televisione e in teatro vengono proposte alcune sue performance significative. Rascel è in realtà alla ricerca di autori ai quali si possa avvicinare il suo umorismo fuori dalle righe, e li trova in Eugène Jonesco, George Courteline, Slawomir Mrozek e Carl Zuckmayer.
La stampa sembra interessarsi della vita privata di Rascel, al momento, più che della sua carriera: la cronaca rosa segnala il suo nome per ambiti riconoscimenti, cause giudiziarie, presenze sportive, serate di beneficenza, mondanità, giurie di eventi politici e culturali vari, e la sua opinione su argomenti quali il calcio, la recitazione o gli aiuti umanitari realizzabili attraverso l'arte viene con frequenza richiesta da radio e televisione.
Nel frattempo, la sua vita sentimentale è nuovamente cambiata: dopo l'attribuzione di alcuni flirt con le compagne di lavoro Kiki Urbani, Flora Medini e Xenia Valderi e una volta ottenuto ufficialmente il divorzio dalla moglie Tina De Mola nel 1958, l'attore si lega alla francese Huguette Cartier, inizialmente sua segretaria personale, che sposa nel gennaio 1966 e che lascia pochi anni dopo per legarsi definitivamente a Giuditta Saltarini dalla quale, nel 1973, avrà un figlio, Cesare.
Gli anni Settanta si aprono per Rascel col definitivo abbandono del cinema.
Il 1970 segna inoltre l'ultima interpretazione in una commedia musicale di Garinei e Giovannini - Alleluja brava gente - e Rascel ha l'onere all'ultimo momento di sostituire Domenico Modugno con un giovane pressoché sconosciuto, Gigi Proietti.
Lo stesso anno l'attore si cimenta nell'inedito ruolo di Padre Brown in una fortunata serie televisiva, e partecipa per la seconda volta al Festival di Sanremo, in coppia col cantante Pio, con il brano Nevicava a Roma.
Meno successo hanno i programmi da lui firmati, suddivisi in telefilm, situation-comedies, varietà e contenitori di intrattenimento dedicati a una fascia non più giovanile.
Nel 1978 Zeffirelli lo chiama a vestire i panni del cieco nato nel Gesù di Nazareth.
Negli ultimi anni, Rascel si improvvisa opinionista sportivo, commentatore televisivo e cronista di attualità (sua è per un certo periodo una rubrica sul quotidiano "Il Tempo"). Viene anche chiamato da Giorgio Strehler a tenere un ciclo di lezioni sulla scrittura drammaturgica alla scuola del Piccolo di Milano.
Le sue sporadiche rentrée sul palcoscenico ripropongono recital biografici in forma di concerto, in cui si mescolano battute, macchiette e canzoni romantiche.
Il canto del cigno si dispiega in teatro, accanto a Walter Chiari, in una pièce di Beckett rivisitata secondo il "suo" teatro dell'assurdo, Finale di partita: è l'occasione più propizia, con la quale Rascel può dirsi drammaticamente realizzato e prendere congedo dal suo affezionato pubblico.
L'attore muore cinque anni dopo, il 2 gennaio 1991, dopo una lunga malattia che lo porta ad una graduale perdita di coscienza.